venerdì 30 marzo 2012

Bali bali





A Singapore la pronuncia dell'inglese e' un po' particolare, tant'e' che all'inizio (veramente anche adesso) non capivamo nulla. Bali bali, ne e' un esempio. Causa il caldo infernale bisogna trovare cibi e bevande che rinfreschino (cooly). La birra ad esempio non e’ cooly, perche' al momento e' fresca ma dopo poco ti rimanda fuori tutto il caldo e tu stai peggio di prima. Quindi cosa c'e' di meglio di un buon bali. What's bali? Ma si quella bevanda fatta con quel cereale...??? Ah barley (orzata). Yes yes bali bali. Quindi da quel momento il barley che e' cooly, e che noi beviamo a litri, e' diventato bali. Ma la parola bali ritorna anche in altre situazioni. Corso di cinese: lavoro in coppia, il mio compagno e'ovviamente  indonesiano. Tradurre la frase riportata nel libro. E noi traduciamo: davide va a bali con un aereo della compagnia francese. Scusi prof ma non capiamo il senso della frase. Tutti a ridere. Bali in cinese vuol dire Paris. E certo: la P e la B si leggono uguali, la R e la L pure quindi da Paris a Bali' il passo e' breve!! Tutto questo per dire che siamo andati a Bali, quello vero, in Indonesia! In realta' da ignorantotti che siamo non ci volevamo andare, ma avendo prenotato solo 10 giorni prima era una delle poche destinazioni a prezzi ragionevoli. Nonostante la spasmodica consultazione della lonely planet per capire cosa ci fosse da fare a parte il surf e la lettura di tutti i siti di viaggio correlati, non eravamo convinti. Alla fine ci siamo detti: beh se tutto il mondo la mena con sto Bali ci sara' probabilmente qualcosa di bello, no?
E cosi' ci siamo presi un simpatico resort nel posto apparentemente piu' interessante dell'isola, per chi non e’ esattamente alla ricerca dell’onda perfetta, con spa annessa (metti che ci si annoi) e siamo partiti. E voila' sorpesa, bella sta Bali!! Anche noi che di solito passiamo le vacanze in spiaggia a raccogliere le conchiglie o a fare trekking improponibili, siamo riusciti a coglierne lo spirito. Giusto per inquadrare il posto, Bali e' una delle 17.000 isole dell' indonesia, grande ma non enorme come Giava e Sumatra, si girerebbe probabilmente in macchina in una giornata se avesse delle strade decenti. E' una enclave hindu piazzata nel mezzo del piu' grande paese musulmano del mondo, e la religione e' ovunque. Non e' pero' il classico induismo indiano con le statue delle mucche a grandezza naturale sui templi e tutto il contorno di figure incasinate: qui i templi sono piu' in stampo buddista, con tetti a pagoda e grandi spazi interni, buffe statue di mostri e animali cattivissimi fatti di pietra grigia. Tra l'altro ce ne sono una marea perche' ogni villaggio ne aveva 3, tant'e' che oggi molta gente vive in quelli che una volta erano templi. Architettonicamente visto uno visti tutti, nel senso che non ci sono all'interno rappresentazioni particolari, come ad esempio gli affreschi delle nostre chiese, che danno un lusto particolare, ne tantomeno l'architettura e' particolarmente monumentale o ricercata.
 La cosa bella e' in genere dove sono posizionati. Sul bordo del vulcano, in mezzo ai campi di riso, sulla riva del mare. Ecco l'altra cosa che caratterizza bali dal punto di vista naturalistico sono i campi riso e i vulcani. I campi di riso sono ovunque, di un colore verde meraviglioso perche' non hanno ancora le spighe, occupano le pendici dei 3 vulcani con un particolare sitema di terrazze e sono contornati di solito da palme da cocco e banani. Ma sono anche nel bel mezzo dei paesi. Ad esempio ad Ubud, il centro culturale dell'isola, dove eravamo noi, tu cammini lungo la strada principale piena di negozi di batik, sculture di legno e pietra, gioielli, bar e ristoranti e ti sembra di essere in citta'. Poi entri in un ristorante e vai in fondo e la sala, all'aperto of course perche' siamo all'equatore, si apre su un campo di riso verde smeraldo. Fantastico! I vulcani sono 3 uno arriva a 3.000 metri, attivi, con vecchi crateri occupati da laghi blu e le pendici coperte di vegetazione lussureggiante. Qui piove praticamente ogni giorno, il calore del mare si scontra con il vulcano e fa dei begli acquazzoni che mantengono viva una vegetazione pazzesca con strangler figs giganteschi, e piante di qualsiasi tipo e dimensione. Ma poi magari, in mezzo alla jungla si apre uno spiazzo ed ecco i campi di riso, con in centro un piccolo tempietto per le offerte agli dei. Un'altra cosa buffa e' che ovunque si vada, anche all'aeroporto, di fronte ad ogni negozio o casa o dentro dei mini tempietti, larghi un metro per un metro e alti 2, mettono un piccolo cestino di paglia con dentro petali di fiori, riso, pezzi di palma, e piccole offerte di cibo per gli dei (alcuni mettono anche le caramelle….).
L'offerta e' per gli dei "amici" ma viene messa per terra per tener buoni anche gli spiriti cattivi che sono sottoterra. Non si sa mai.....! Questo e’ essere smart! E poi le persone super gentili, sempre sorridenti, che hanno voglia di parlare coi turisti (adesso siamo in bassa stagione anche se il tempo e' stato perfetto) un po' noiosi per venderti le cose, ma mai aggressivi. Abbiamo of course comprato batik, runner e abitini etnici, divertendoci nella contrattazione di milioni di rupie indonesiane (12.000 rupie fanno un euro). E poi cheap ma curato, oserei quasi dire chic! Nel senso che le cose che vedi sono fatte per loro che ci vivono non per I turisti. Se dietro al bar ci sono le risaie e' perche' qualcuno possiede quella terra da centinaia di anni e ancora la coltiva per consumarne il prodotto. Si il bar da' soldi ma non permette di portare avanti la tradizione rurale. Vivono in apparente amornia con la natura e con gli altri, almeno nelle zone di campagna che abbiamo visitato ed anche a Ubud. Basta vedere come guidano: non esiste il trasporto pubblico e la benzina costa 50 centesmi di dollaro americano, quindi tutti vanno in giro in scooter! Yamaha ha probabilmente venduto piu' scooter qui che in tutto il resto del mondo. Li abbiamo visti guidati da bambini di 8 anni per andare a scuola o da signore age' dall'eta' indefinita; con su 5 persone, mamma, papa', nonna e bimbi; li usano per trasportare qualsiasi cosa, dalla pattumiera alle canne di bambu' alle tavole da surf (messe su un supporto a uncino attacato dietro). Ma il punto e' come li guidano: le strade sono strette, senza spazio per parcheggiare, quindi la meta' delle volte c'e' qualcuno fermo piu' o meno in mezzo alla strada. Non usano le frecce, quindi ad un certo punto si bloccano e tu rischi l'incidente (d'altronde non possono accostare perche' non c'e' lo spazio). Ma soprattutto guidano come se fossero soli sulla strada: escono dagli incroci senza guardare, figuriamoci dare la precedenza, non usano mai le frecce, vanno contromano, non si fermano col rosso.
 Evidentemente le offerte agli dei servono! L'abbiamo messa anche noi l'offerta agli dei in macchina, o meglio ci ha fermato una ragazzina per strada e ci ha dato il cestino, con tanto di bastoncino di inceso, ha detto una preghierina ci ha spiaccicato del riso sulla fronte e ci ha chiesto 5 dollari (forse era tanto ma non ci e' sembrato il caso di negoziare anche con gli dei!). Comunque non abbiamo travolto nessuno e non abbiamo bucato, quindi ha funzionato! E poi ci sono in giro una marea di cani che mangiano tutte le offerte che vengono lasciate fuori dai templi o per strada e polli di tutti i tipi (siamo andati a casa di uno che in realta' viveva in un tempio che aveva un gallo giapponese di cui andava fierissimo: non e' per mangiare ma per decorazione! Boh!). Pero' che buono il pollo, e tutto il cibo locale in generale (soprattutto il riso ah ah ah). Insomma un posto perfetto! No non esageriamo: non cosi' easy. Girare in macchina, a parte come guidano, e’ un dramma. Siamo arrivati all'aeroporto alle 19.30, ora che abbiamo preso la macchina erano le 21. L'aeroporto dista da Ubud 1 ora, siamo arrivati a Ubud alle 23 dopo aver sbagliato la strada e chiesto indicazioni non so quante volte. E d'altronde i cartelli con le indicazioni ci sono ma sono piccoli, bui (la luce costa!) e normalmente dietro ad una pianta (non hai detto che la vegetazione lussureggiante e' bellissima???). Arrivati a Ubud ci siamo arresi e abbiamo chiamato il resort che e' venuto a pigliarci. Ci sono migliaia di negozi e di insegne ma il nostro resort, infilato in tanta malora in mezzo alle risaie non era segnalato! Che smacco.

 Pero' aveva una spa favolosa. A parte i massaggi ci siamo fatti lo scrub: ti sfregano tutto con una specie di argilla gialla profumata, poi ti spalmano di yogurt al cetriolo (vi immaginate Andre spalmato di yogurt bianco al cetriolo su tutto il corpo??) e poi ti fai doccia e per finire bagno in una vascona piena di petali di fiori. FIGATA! E la pelle poi come nuova!  Peccato non averlo puto fare anche alla faccia, chissa ora non mi riconoscerei piu'! Ho messo qualche foto per documentare. Mi raccomando Bali Bali. Il miglior periodo per visitarla sono giugno, luglio e agosto. Non vi preoccupate, non lavoro per l'uffico turistico di Bali, non ancora per lo meno!!
Selamat jalan!

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